Regia e sceneggiatura: Alonso Ruizpalacios. Fotografia: Juan Pablo Ramirez. Montaggio: Yibran Asuad. Musiche: Tomas Bardeiro. Scenografia: Sandra Cabriada. Costumi: Adela Cortazar. Interpreti: Raul Briones, Rooney Mara, James Waterston, Oded Fehr, John Pyper Ferguson, Laura Gomez, Spenser Granese, Finnerty Steeves.. Produttore: Gerardo Gatica. Distribuzione: Teodora Film. Origine: Messico, USA, 2024.
Al The Grill, ristorante iperfrequentato di New York, lavora una moltitudine di persone, tra cucina, sala e uffici. Ognuno con i suoi problemi, ognuno con le sue isterie. Tra di loro ci sono Estela, che trova un posto di lavoro. Julia, che dovrà prendere una decisione importante e Pedro, a cui l'esperienza di cuoco cambierà per sempre la vita.
Il primo merito del nuovo film di Alonso Ruizpalacios è ricordarci cosa sia davvero una cucina di un ristorante, al netto della rappresentazione idealizzata di certe pellicole patinate di successo.
Ovvero un microcosmo fatto di profumi, sapori, vapori, rumori, e prima ancora esseri umani. Un'umanità variegata, composta da persone di genere, culture, età e provenienze diverse, costretta a muoversi in un unico luogo secondo una gerarchia rigida, per nulla democratica, con turni di lavoro massacranti e ritmi indiavolati per soddisfare le innumerevoli pretese dei clienti. È su questo microcosmo che si concentra il film, mettendo in risalto sullo schermo tutto ciò che si cela dietro e durante la preparazione di un piatto. Non è tanto il cibo a interessare il regista, quanto gli incontri e scontri esplosivi tra chi lo cucina, il confronto acceso al limite della rissa tra lavoratori immigrati e sfruttati, sfiniti da un andirivieni incessante di richieste.
Sembra una commedia che cavalca il trend dei film sulla cucina, dal tenero Ratatouille al crudele The Menu, in realtà si rivela un film profondamente politico e in questo suo spessore narrativo si fa interessante, in quanto metafora eclatante dello sfruttamento del sistema capitalistico sui lavoratori (specie immigrati), della prevaricazione dei potenti sui più deboli, della sopraffazione della classe dei privilegiati (i clienti, come i manager del ristorante) su quella dei lavoratori svuotati di sogni e di energia vitale.
Va letta in questo senso la grottesca sequenza finale, un memorabile pianosequenza fracassone sull'implosione di un uomo, fatto a pezzi da una vita problematica e frenetica, spesa nell'entropia di relazioni di una cucina che è terra di tutti e di nessuno. L'accostamento alla pluripremiata serie The Bear è comprensibile e opportuno, ma in questo film il passo narrativo è notevolmente più pigiato sull'acceleratore della politica e nella ricerca di uno smaccato realismo nel rappresentare una babele di lingue, insulti, sigarette consumate, risate e discussioni anche feroci. Colpisce la caratterizzazione approfondita dei personaggi, specie dei due personaggi cruciali Julia e Pedro, una cameriera gringa e un cuoco irregolare messicano.
Due instancabili lavoratori del The Grill, ma anche due amanti che si scambiano passioni, sogni e segreti in una cella frigorifera. Li interpretano Rooney Mara e Raul Briones, quest'ultimo in una performance memorabile che è metafora anch'essa del talento frustrato, mai valorizzato e portato all'esasperazione. Il film manda in frantumi l'utopia di un futuro migliore per tutti, quell' “american dream” tradito dalla realtà di tutti i giorni, eppure cullato nel cuore di tutti quei self made men che approdano ogni giorno in America in cerca di accoglienza e progresso e si ritrovano invece sbattuti tra pentole, umiliazioni e volgarità.
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