Davanti al Fuenti in demolizione e tra le case abusive della Valle dei Templi; nelle campagne trasformate dalla meccanizzazione e nelle periferie metropolitane; nelle città d’arte contornate da villette e capannoni e nei nuovi paesaggi dei centri commerciali e delle autostrade, l’Italia che vediamo si presenta come un paese in conflitto aperto tra immagini di bello e di brutto. Un patrimonio accumulato in secoli di storia è stato negli ultimi decenni aggredito e oggi viene riscoperto come un valore e una risorsa, "il segno della qualità della vita".
Le devastazioni, le grandi e piccole offese all’immagine dell’Italia sono documentate dall’inchiesta di Nino Crescenti, che presenta, oltre alle storie più clamorose e già consegnate alla cronaca (come il Villaggio Coppola o le "saracinesche" del lungomare di Bari) molti casi inediti, rivelando quanto il volto del paese sia stato deturpato o semplicemente graffiato con abusi edilizi, speculazioni selvagge, insediamenti produttivi che non si sono mai curati dell’impatto paesistico e della cementificazione diffusa perfino nei luoghi deputati della bellezza. E’ un’invasione che comincia negli anni ’50 e prosegue nel tempo, nell’indifferenza generale, malgrado l’impegno di associazioni e intellettuali. L’apparente normalità del fenomeno e’ testimoniata anche dal fatto che nella lingua italiana è da tempo ufficialmente entrato il vocabolo "rapallizzazione".
In Paesaggi Rubati non c’è, però, solo una caccia ai mostri: le telecamere sono state puntate anche sul moderno che non ha pagato il pedaggio alla bruttezza. L’inchiesta mette in evidenza che, per avere posti di lavoro, villaggi vacanza e case d’abitazione, non e’ necessario deturpare il paesaggio. E apparirà, naturalmente, tutta la bellezza che sopravvive, tutto quello che si è conservato integralmente dell’immagine storica dell’Italia.
L’inchiesta è il risultato di un lungo lavoro di ricerca sul campo. Tutte le regioni italiane sono state visitate, tra settembre e febbraio, per raccogliere le storie più significative. Non solo l’auto, la motocicletta e l’elicottero sono stati utilizzati per le riprese, ma anche funivie e sci, treni e cremagliere, barche e pattini, e perfino un furgoncino a tre ruote.
Le località visitate sono un centinaio: campagne e città, laghi, coste e montagne. Per mostrare esempi del brutto che non conosce limiti si è arrivati a 3500 metri di altitudine, sulle montagne trentine.
Tante voci della società civile intervengono a raccontare storie di scempi realizzati o annunciati, di trasformazioni ma anche di "resistenza dei luoghi".
All’inchiesta hanno collaborato le principali associazioni impegnate nella difesa del paesaggio (F.A.I, Italia Nostra, Legambiente, Touring Club Italiano, WWF)
A cura di: Fulvio Toffoli. Realizzazione: Roberto Torelli. Collaborazione per l’inchiesta giornalistica: Fabrizia Bragozzi e Antonella Fiori. Collaborazione per la regia delle riprese: Corso Salani, Pietro Balla e Marco Polimeri. Edizione: Cesare Tesori